L’iniziativa che promuoviamo si chiama “Settimana di azione contro il razzismo” e dura dal 21 al 27 Marzo
L’associazione Babele ha realizzato questa iniziativa in collaborazione con Cooperativa Marta e Comitato Pavia Asti Senegal
I video delle interviste doppie
Abbiamo realizzato insieme quattro video (link Instagram o Facebook) secondo il format “intervista doppia”.
Abbiamo coinvolto dei soggetti aderenti allo Sportello Antidiscriminazioni, degli ospiti del progetto SPRAR di Pavia, di studenti e studentesse degli istituti superiori cittadini e di ragazzi e ragazze dei centri diurni giovanili Comes e Nuvole a Soqquadro .
Abbiamo diffuso e diffonderemo Ciascun video sui canali social dell’Assessorato Pari Opportunità e dei soggetti aderenti allo Sportello Antidiscriminazioni
Al termine di tutti, ricordiamo il massacro di Sharpeville in Sudafrica, avvenuto nel marzo 1960, che le Nazioni Unite con la Risoluzione 2142 (XXI), hanno scelto come simbolo per sottolineare la necessità di un maggiore impegno per l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale.
Massacro di Sharpeville
La manifestazione di Sharpeville organizzata dal Pan Africanist Congress (PAC) serviva a protestare contro il decreto governativo chiamato pass law (“legge del lasciapassare”).
Questa legge prevedeva che i cittadini sudafricani neri dovessero esibire uno speciale permesso se fermati dalla polizia in un’area riservata ai bianchi.
Le autorità rilasciavano i lasciapassare solo ai neri con un impiego regolare nell’area in questione.
I dimostranti (fra 5.000 e 7.000) si radunarono verso le 10 del mattino presso la stazione di polizia di Sharpeville.
Si dichiararono sprovvisti di lasciapassare e chiesero alla polizia di arrestarli.
Le autorità usarono diverse forme di intimidazione per disperdere la folla, inclusi caccia militari in volo radente e lo schieramento di veicoli blindati della polizia.
Alle 13:15, la polizia aprì il fuoco sulla folla.
Secondo i dati ufficiali 70 persone (inclusi 8 donne e 10 bambini) morirono e oltre 180 furono ferite.
I motivi per cui la polizia decise di aprire il fuoco sono stati a lungo indagati.
L’ufficiale in comando in seguito dichiarò che i dimostranti avevano iniziato a lanciare sassi, e che ad aprire il fuoco furono alcuni poliziotti meno esperti, senza aver ricevuto alcun ordine in merito.
Il nervosismo nelle file della polizia poteva essere dovuto al fatto che poche settimane prima alcuni poliziotti erano stati uccisi a Cato Manor.
La Commissione per la verità e la riconciliazione, indagando, stabilì che “la decisione di aprire il fuoco risultava in qualche misura deliberata”.
Era avvenuta una “grossolana violazione dei diritti umani, in quanto la violenza usata era eccessiva e non necessaria per fermare una folla disarmata”.
La polizia continuò a sparare anche mentre i dimostranti fuggivano, e molte delle vittime morirono colpite alla schiena. (tratto da Wikipedia)